games italiani puntano tutto sulla creativita

Quando i games italiani puntano tutto sulla creatività

Vi siete mai chiesti a che punto è l’Italia dei videogame rispetto al resto del mondo? I videogiochi più popolari a livello globale provengono da Stati Uniti o Giappone, eppure anche i videogiochi made in Italy cercano di superare i propri confini e di andare oltre.

Tra passione e desiderio di rivalsa: ecco i game developer italiani

I videogiochi italiani di prossima uscita o in produzione sembrano non avere nulla da invidiare ai maggiori competitor del settore in cui gli italiani non sono interessati a testimoniare quel tipico tocco italiano che ci contraddistingue in altri campi a livello mondiale né attraverso il gioco si intende affermare la solidità della produzione tricolore: il vero intento e desiderio dei game designer nostrani è quello di creare qualcosa di diverso e di staccarsi dalla massa di videogiochi attualmente presenti sul mercato.

Creare qualcosa di coraggioso e che possa servire a livello sociale incidendo sulle vite di quanti ci giocherebbero: è questa l’aspirazione degli italiani del gioco che, in barba a mode e tendenze globali, producono games in cui protagonisti sono ricoveri psichiatrici in soggettiva, simulatori di rivoluzione personalizzabili, gare d’auto per non vedenti e non si tratta di stravaganze né di stranezze realizzate apposta per ‘accalappiare’ finanziamenti da una multinazionale globale.

Quando non è il mercato a fare il gioco

Se da una parte il nostro paese compra videogiochi per quasi 1 miliardo di euro all’anno, dall’altra i nostri sviluppatori non riescono ad affermarsi come meriterebbero dato che sono pochi coloro che vantano ricavi oltre le sei cifre. A questo bisogna sommare un’industria del gioco non proprio strutturata tanto che diversi sono i punti critici da poter obiettare come la formazione o la regolamentazione fiscale non ancora adatta, nonostante tutto però i nostri game developer non si arrendono e propongono le loro idee sotto forma, s’intende, di videogames per cercare una propria strada dato che i loro giochi vogliono far tutto tranne che emulare o seguire la scia di quelli più commerciali.

Insomma, c’è da parte dei nostri sviluppatori il desiderio e la volontà di imporre altro, un qualcosa di diverso che si contraddistingua per l’unicità dei temi e degli stili: i due esempi più evidenti di questo pensiero diverso sono titoli quali Murasaki Baby, sviluppato da Ovosonico, e Nero, prodotto da Storm in a TeaCup, che sembra essere stato particolarmente apprezzato anche all’estero. Ciò vale anche per giochi in cui sono più piccole le risorse e gli investimenti ma in cui grande è l’azzardo e la novità, come The Town of Light, frutto di oltre due anni di lavoro dello studio indipendente Lka.it, che racconta in prima persona di una 16enne internata all’ex ospedale psichiatrico di Volterra, uno dei più grandi e discussi in Italia. In pratica, attraverso queste diverse realtà ludiche, in Italia si cerca di fare qualcosa di diverso e di cercare un rapporto di interazione con la realtà, quella che è stata e quella che è attualmente.